Road to Brasil: Stati Uniti

di Davide PITEO

In Brasile i ragazzi di Klinsmann cercano la rivincita dopo la Confederetion Cup del 2009

L’ultima tappa del nostro viaggio di avvicinamento ai Mondiali ormai prossimi nel continente americano, che ospiterà la ventesima edizione del massimo torneo calcistico, fa tappa negli Stati Uniti, una delle selezioni in forte crescita non solo in suolo americano ma anche mondiale, infatti ad oggi il palmares degli Usa è di tutto rispetto avendo vinto 5 volte la Concacaf Gold Cup, partecipato a 9 edizioni dei Mondiali e raggiunto il secondo posto nella Confederetion Cup del 2009.

Ai suoi albori la rappresentativa statunitense riscosse un buon successo, complice una bella vittoria contro la Svezia, ma soltanto dalla metà degli anni novanta ha iniziato a riguadagnare prestigio internazionale e valore tecnico. Ai Campionati mondiali del 1930 gli americani vinsero la prima partita nella storia dei Mondiali (3-0 sul Belgio a Montevideo, Uruguay), partita che si giocò contemporaneamente ad un’altra “prima partita”, tenutasi sempre in quella città e che vide la vittoria della Francia contro il Messico.

Il giocatore americano Bert Patenaude segnò allora la prima tripletta nella storia dei Mondiali di calcio nella vittoria della sua Nazionale contro il Paraguay per 3-0. In quel primo mondiale gli Stati Uniti arrivarono alle semifinali, classificandosi al 3º posto(non si disputò la finalina contro la Jugoslavia per rifiuto di quest’ultima), che resta il miglior piazzamento di sempre ai Mondiali della Nazionale statunitense fino ad oggi ed il migliore in assoluto di una nazionale dell’America settentrionale e centrale.

Ai mondiali del 1950 la squadra statunitense fu protagonista di uno dei fatti più clamorosi nella storia del calcio, procurando all’Inghilterra la sua prima sconfitta di sempre ai mondiali (1-0), dopo che quest’ultima aveva di recente battuto il Resto d’Europa 6-1 in una partita amichevole. Il gol della vittoria venne siglato dal giocatore di origine haitiana Joe Gaetjens. Ciononostante gli Stati Uniti non riuscirono a superare la fase a gironi dopo la sconfitta patita a vantaggio della Spagna. La straordinaria vittoria sugli inglesi ha ispirato il film “The game of their lives”.

Dopo il Mondiale disputato in Brasile, gli Stati Uniti non riuscirono più a qualificarsi per un Campionato mondiale di calcio per ben quarant’anni. Nel 1989 finalmente, la squadra americana ottenne la qualificazione per i Mondiali in Italia: tra i migliori elementi della squadra spiccavano Balboa e Wynalda. Gli Stati Uniti furono tuttavia eliminati al primo turno subendo tre sconfitte: 1-5 contro la Cecoslovacchia, 0-1 contro l’Italia e 1-2 contro l’Austria. Nel 1991 comunque arrivò la prima vittoria continentale nella prima edizione della CONCACAF Gold Cup. Il campionato del mondo 1994 fu il definitivo trampolino di lancio per il calcio negli Stati Uniti: il Paese fu scelto per ospitare la rassegna iridata, e sempre in questo periodo la Federazione nazionale fondò la Major League Soccer.

La squadra americana fornì un’ottima prova nella fase a gironi pareggiando contro la Svizzera (1-1), battendo la Colombia (2-1) e perdendo 0-1 contro la Romania ma ottenendo l’accesso agli ottavi di finale. Il cammino dei padroni di casa terminò in questo turno contro il Brasile (futuro Campione del Mondo) che vinse 1-0: la gara fu giocata il 4 luglio, giorno di festa nazionale. Meno fortunata fu la partecipazione al Campionato del Mondo in Francia, dove gli USA uscirono al primo turno perdendo tutti e tre gli incontri: 2-0 con la Germania, 1-0 con la Jugoslavia e 1-2 contro l’Iran. Questa partita fu importante anche per il clima politico e sociale in cui si giocò: per lanciare un messaggio contro l’odio tra il mondo occidentale e quello orientale prima dell’incontro i giocatori si fecero fotografare mentre si abbracciavano e si stringevano la mano.

Nel 2002 gli Stati Uniti si rivelarono la sorpresa del torneo, sconfiggendo nella fase a gruppi il Portogallo (3-2) e pareggiando contro i padroni di casa sudcoreani (1-1): una sconfitta contro la già eliminata Polonia, per 2-3, fu ininfluente per la classifica. Agli ottavi di finale gli USA batterono i rivali messicani per 2-0, prima di essere eliminati ai quarti di finale dalla Germania futura finalista (1-0). Nel corso del decennio precedente al Mondiale nippocoreano del 2002 la Nazionale maschile visse all’ombra della fortissima Nazionale femminile, una delle più forti a livello mondiale.

Questo fatto ha rappresentato un motivo di derisione da parte degli appassionati di altri sport maschili già affermati, come il baseball, il football americano e la pallacanestro. Anche se l’ombra della Nazionale femminile non è scomparsa del tutto, oggi i calciatori della Nazionale maschile sono oggetto di attenzioni sempre più grandi da parte dei tifosi del soccer.

La nazionale di calcio maschile statunitense è al momento una squadra altamente competitiva, spesso in grado di giocare alla pari o sconfiggere le nazionali più titolate al mondo. Negli ultimi anni il calcio statunitense si è reso famoso per aver lanciato a livello internazionale molti portieri. Tre portieri statunitensi hanno iniziato la stagione 2003/2004 della Premier League. Due di loro (Brad Friedel nel 2002/2003 e Tim Howard nel 2003/2004) hanno vinto il premio di Portiere dell’anno, assegnato in base ai voti degli stessi calciatori. In virtù dei risultati positivi la nazionale statunitense si è classificata costantemente nella top 15 del Ranking mondiale FIFA, stilato mensilmente. Il miglior piazzamento di sempre nella classifica è il 5º posto, ottenuto per la prima volta nel marzo 2006.

Oggi moltissimi calciatori americani stanno disputando carriere di successo nei campionati europei. Anche le Nazionali giovanili statunitensi sono forti, come dimostra la vittoria della Milk Cup 2005 ottenuta dalla rappresentativa Under-18. Qualificatasi per il suo ottavo Mondiale, quello di Germania 2006, dopo aver battuto il Messico per 2-0 a Columbus, è stata inserita nel Girone E con Italia, Ghana e Repubblica Ceca.

È stata eliminata al primo turno in quanto ultima classificata, sconfitte per 3-0 contro la Repubblica Ceca e per 2-1 contro il Ghana, inframmezzate dal bel pareggio per 1-1 contro l’Italia, poi campione del mondo. Nel giugno dell’anno seguente ha conquistato in casa la Gold Cup 2007, battendo in finale il Messico per 2-1 al Soldier Field di Chicago e laureandosi così campione continentale per la quarta volta, conquistando cosi anche il pass per la Confederetion Cup del 2009.

A conferma dei progressi compiuti dalla nazionale statunitense c’è stato anche il Mondiale Under-20 2007 in Canada, dove gli americani hanno battuto il Brasile e l’Uruguay e sono poi usciti sconfitti nei quarti di finale dopo i tempi supplementari contro l’Austria.

Alle Olimpiadi di Pechino 2008 la nazionale statunitense è uscita al primo turno dopo aver vinto 1-0 con il Giappone, pareggiato 2-2 con l’Olanda e perso 1-2 con la Nigeria, poi finalista. Avendo vinto la Gold Cup, gli Stati Uniti hanno partecipato in Sudafrica alla Confederations Cup 2009. Pur avendo perso le prime due partite del girone contro Italia e Brasile, sono riusciti nell’impresa di qualificarsi alla semifinale vincendo per 3-0 contro l’Egitto.

A parità di punti e differenza reti con gli italiani (anche l’Egitto chiuse il girone con 3 punti, dopo aver sorprendentemente battuto l’Italia 1-0) gli statunitensi, anche se sconfitti nel confronto diretto, hanno prevalso per il maggior numero di gol segnati (4 contro 3). Dopo aver battuto a sorpresa la Spagna detentrice della Coppa d’Europa per 2-0 in semifinale, i ragazzi di Bradley capitanati dal talentuoso London Donovan, sfiorano l’impresa mondiale, nella sfida decisiva contro il Brasile,chiudono il primo tempo per 2-0, prima di essere raggiunti e superati 3-2 dai campioni uscenti nei minuti finali. Poche settimane più tardi gli Stati Uniti raggiungono nuovamente la finale di Gold Cup 2009, ma vengono sconfitti per 5-0 dal Messico.

Nel Mondiale sudafricano 2010, gli Usa, qualificati alla fase finale come primi classificati del girone conclusivo della zona CONCACAF, sono stati inseriti nel girone eliminatorio con Inghilterra, Slovenia e Algeria. Dopo il pareggio contro gli inglesi (1-1) e gli sloveni (2-2, in rimonta, con proteste per il 3-2 segnato nel finale dagli americani ingiustamente annullato), gli statunitensi sono riusciti a battere l’Algeria solo nel recupero grazie a una rete di Landon Donovan.

A parità di differenza reti con l’Inghilterra, il numero di gol segnati ha assegnato il primo posto nel girone agli Stati Uniti; negli ottavi di finale sono stati sconfitti 2-1 dal Ghana dopo i tempi supplementari. Come il mondiale sud-africano anche la Gold Cup del 2011 si rivela avarà di soddisfazioni, infatti i ragazzi di Bradley raggiungono la finalissima del torneo continentale, ma pur partendo bene grazie ad una rete di Braldey (ex Roma e Chievo) vengo sconfitti per 4-2.

La storia cambia nel 2013 quando gli Usa guidati da Klinsmann non solo raggiungono la finale della Gold Cup, ma riescono anche vincere imponendosi sulla rivelazione Panama. Con 5 Gold Cup vinte, due terzi posti ed un secondo posto in Confederetion Cup, gli Usa in Brasile arrivano con il chiaro scopo di competere per raggiungere qualcosa d’importante, cosa fattibile visto l’ottimo roster di cui gode, senza dimenticare la voglia di rivincita che gli statunitensi hanno nei confronti del Brasile, dopo la sconfitta nella finale della Confederetion Cup del 2009, che potrebbe rivelarsi un’ottima arma morale per poter far bene.

Avatar
Redazione

Notizie sport in tempo reale, Calcio, Serie A, Serie B, Premier League, Liga, Bundesliga e molto altro.