Tra le mura amiche i leoni di Sua Maestà conquistano il primo titolo mondiale della propria storia
Il nostro cammino verso Brasile 2014 prosegue facendo tappa in Inghilterra, dove nel 1966 andò in scena l’ottava edizione dei campionati del Mondo. A tale edizione dei mondiali, è legato uno dei più curiosi aneddoti riguardanti la Coppa Rimet. Come è noto, è uso che la federazione campione uscente rimetta il trofeo a disposizione della FIFA e del comitato organizzatore del campionato affinché esso possa rimanere in esposizione fino all’assegnazione al vincitore successivo (nel 1966 campione uscente era il Brasile).
Il 20 marzo 1966, però, la Coppa Rimet fu rubata da ignoti durante l’esposizione al pubblico. Dopo lunghe ricerche, essa fu ritrovata, avvolta in un foglio di giornale, grazie al fiuto di un cane (il bastardino Pickles, che morì l’anno dopo strozzato dal suo stesso guinzaglio) che la intercettò in un parco pubblico londinese. Prima del ritrovamento del trofeo, la Federcalcio inglese ne aveva fatto produrre una copia, nell’eventualità che essa non venisse ritrovata in tempo. Attualmente la copia è custodita ed esposta nel Museo nazionale del Calcio. Il campionato del 1966 fu anche il primo ad adottare una mascotte (il leone Willie) e un logo per fini commerciali.
L’assegnazione all’Inghilterra fu facilitata dal fatto che l’allora capo della FIFA fosse proprio inglese, Sir Stanley Rous, cosa che suscitò la prima di una lunga serie di polemiche sull’intero mondiale, fino alla finale. L’Inghilterra iniziò il torneo con ambizioni di vittoria, come testimoniava la dichiarazione, datata 1963, di Ramsey, selezionatore dei reds, che promise di portare la Rimet nel paese patria del calcio; all’assegnazione del ruolo di Paese organizzatore all’Inghilterra contribuì anche il fatto che nel 1963 cadesse il centenario della fondazione della Football Association, la federazione calcistica inglese. L’ottavo campionato del mondo non si distinse per particolare spettacolarità, anzi fu una delle edizioni con meno gol, in ragione dell’assetto più difensivo e tattico delle squadre.
La stessa Inghilterra, che avrebbe poi vinto il torneo, passò il primo turno con 4 gol all’attivo e nessuno al passivo. Il Brasile si presentava in Inghilterra forte di due mondiali consecutivi vinti, in Svezia nel 1958 e in Cile nel 1962. Tra le altre nazionali già decorate, la Germania Ovest, già campione nel 1954 nonché tra le pretendenti al successo finale, l’Uruguay e l’Italia, forti di due successi ciascuna (rispettivamente nel 1930 e 1950 e nel 1934 e 1938).[1] Tra le outsider, spiccavano l’Argentina, il Portogallo di Eusébio e l’URSS campione d’Europa nel 1960 e finalista nel 1964.
Le rimanenti nazionali furono solo di contorno, sebbene la sorpresa più grande venne proprio dal girone che ospitava l’unica asiatica del torneo, la Corea del Nord. Essendo due posti già appannaggio del Brasile campione uscente e dell’Inghilterra Paese organizzatore, a contendersi i 14 posti rimanenti furono 71 squadre nazionali.
La FIFA assegnò 10 squadre all’UEFA (la citata Inghilterra, Bulgaria, Francia, Germania Ovest, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Ungheria e URSS) su 32 iscritte alle qualificazioni, 4 al Sudamerica (il citato Brasile, Argentina, Cile e Uruguay) su 9 iscritte, 1 al Centro-Nord America e Caraibi (Messico) su 9 iscritte e 1 all’Africa, Asia e Oceania su 19 iscritte in totale, dopo spareggio interzone tra Africa e Asia. Non esistendo all’epoca la federazione oceanica (istituita nel 1966) l’Australia avrebbe disputato il girone di qualificazione asiatico.
La federazione africana protestò per l’ulteriore spareggio cui ci si sarebbe dovuti sottoporre per la qualificazione, e questo provocò il ritiro di 15 squadre africane e una asiatica, la Corea del Sud. Nel frattempo, il Sudafrica veniva squalificato dal Comitato Olimpico Internazionale da qualsiasi competizione sportiva per via del regime di apartheid lì vigente, e la FIFA si allineò al CIO. Alla fine, ad approdare alla fase finale fu la Corea del Nord. Tra le squadre europee che mancano ai nastri di partenza spicca tra tutte la Svezia, finalista dell’edizione del 1958, oltre al Belgio, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.
Il campo rispettò quasi per intero i pronostici, con qualche esclusione di rilievo: nel primo gruppo, l’Inghilterra si spartì la posta con l’Uruguay prima di superare con due classici 2-0 Francia e Messico. A ruota seguì la stessa Celeste cui bastò un 2-1 ai francesi e un pari con i messicani per qualificarsi. Nel gruppo 2 la Spagna campione d’Europa uscente non andò oltre una vittoria con poco scarto contro la Svizzera (sfavorita tra l’altro dall’arbitro sovietico Bakhramov che annullò il gol regolare del 2-2 svizzero): Germania Ovest e Argentina passarono a pari punti, con i tedeschi primi per differenza reti.
Le sorprese vennero dai gruppi 3 e 4: inaspettata sconfitta fu quella dei verdeoro brasiliani campioni del mondo in carica, dovuta a due avversarie ostiche (Ungheria e Portogallo), ed alla mancanza effettiva del fuoriclasse Pelé, che uscì anzitempo sia con i bulgari sia con la compagine di Eusébio, nonché di degni rimpiazzi al posto degli anziani Didi, Vavá e Zagallo.
Nonostante l’eliminazione il Brasile,che era stato campione del mondo nel 1958 e nel 1962, recriminò per gli arbitraggi (contro la Bulgaria arbitrata dal tedesco Kurt Tschenscher, nelle gare contro Ungheria e Portogallo arbitrate dagli inglesi Ken Dagnall e George McCabe) in cui non vennero sanzionati molti falli fatti a danno dei giocatori chiave verdeoro.
Nel gruppo 4, l’Italia, vincendo 2-0 contro il Cile, si prese la rivincita della battaglia di Santiago di quattro anni prima, ma inciampò nell’URSS perdendo 1-0 e, nella decisiva partita contro la Corea del Nord, perse di nuovo 1-0, con un gol di Pak Doo Ik. Il turno fu passato da URSS e Corea del Nord e i tifosi di Middlesbrough, città operaia del nord dell’Inghilterra, adottarono la Nazionale asiatica e la seguirono a Liverpool per i quarti di finale.
A dar colore ai quarti di finale ci pensarono Argentina e Corea del Nord. A Wembley, gli inglesi erano impegnati in una tesa partita contro i sudamericani; dopo mezz’ora c’erano già quattro ammonizioni argentine (Perfumo, Solari, Rattín e Artime) mentre all’inglese Stiles è concesso ogni tipo di entrata e, al 33º, il capitano argentino Antonio Rattín venne espulso dall’arbitro tedesco Rudolf Kreitlein perché, come dichiarò in seguito l’arbitro stesso, non gli piaceva l’espressione della sua faccia. Nonostante gli inviti dell’arbitro tedesco a lasciare il campo, l’argentino fece finta di non capire e pretese un interprete.
Alla fine lasciò il terreno di gioco e si sedette sul tappeto rosso riservato ai membri della casa reale inglese, prendendo i fischi di tutto lo stadio e ricevendo l’appellativo di “Animale”. Facilitata dall’espulsione e contro un avversario esasperato l’Inghilterra alla fine vinse 1-0, andando in semifinale. L’espulsione di Rattin venne definita in patria come el robo del siglo (il furto del secolo), il giornale sportivo francese L’Équipe intitolò “Lo scandalo è entrato a Wembley” e il suo inviato Jean Cornu scrisse “Scandaloso l’arbitro, Stiles meritava una sanzione più di Rattin”.
Al Goodison Park di Liverpool, lo stadio dell’Everton, invece, la Corea del Nord riuscì a portarsi sul 3-0 in poco meno di mezz’ora prima che il Portogallo riuscisse a serrare le file e riorganizzare il gioco. L’ingenuità tattica degli asiatici e l’abilità dei portoghesi fecero poi la differenza e la squadra di Eusébio (quattro gol in quella partita) vinse 5-3 e raggiunse in semifinale l’Inghilterra. L’URSS eliminò l’Ungheria 2-1, mentre nella gara Germania Ovest-Uruguay, dopo che l’arbitro inglese Jim Finney negò nei primi minuti un calcio di rigore ai sudamericani per un intervento di mano di Schnellinger in area di rigore, arrivò il vantaggio tedesco all’11° con Helmut Haller; all’inizio del secondo tempo vennero espulsi gli uruguaiani Horacio Troche ed Héctor Silva e, in 11 contro 9, i tedeschi vinsero 4-0 eliminando l’Uruguay.
Le due semifinali si giocarono a un giorno di distanza, il 25 e 26 luglio a Liverpool (Germania Ovest-URSS) e a Londra (Inghilterra-Portogallo). Sotto la direzione dell’italiano Concetto Lo Bello i tedeschi sconfissero i sovietici. A segnare per la Germania Ovest furono Haller e Beckenbauer. Anche in questa gara ci furono critiche rivolte agli arbitri, poiché i sovietici furono costretti a giocare in 9 uomini a causa dell’infortunio di Sabo (all’epoca non si effettuavano cambi) e per l’espulsione dell’attaccante Igor Čislenko; l’inviato de L’Équipe Robert Vergne scrisse «Contro l’URSS la Germania ha mostrato il peggior calcio di questi mondiali.
Chi parla di complotto a favore dei tedeschi e degli inglesi può sostenere questa tesi con le cifre: nelle ultime tre partite disputate la Germania ha giocato contro squadre di dieci e nove giocatori. L’Argentina, nel girone eliminatorio in dieci (uno espulso), l’Uruguay nei quarti, in nove (due espulsi) e l’URSS in semifinale, in nove (uno ferito severamente, uno espulso). A Londra, invece, ci vollero due gol di Bobby Charlton per aver ragione di un Portogallo in forma, che tenne aperta la partita fino all’ultimo grazie a un goal di Eusébio di rigore nel finale.
Entrambe le finali si disputarono allo stadio londinese di Wembley. Il terzo posto finale del Portogallo, allenato da Otto Glória, rimane tuttora il massimo risultato a livello mondiale conseguito dai lusitani, fatto questo che permise aEusébio di onorare al meglio il Pallone d’oro vinto l’anno prima grazie ai suoi successi con la maglia del Benfica. Agli ordini di sir Alf Ramsey scesero in campo per l’Inghilterra Banks, Cohen, J. Charlton; Moore, Stiles, Wilson; Ball, Hunt, Hurst, R. Charlton, Peters. Il CT tedesco Helmut Schön schierò invece Tilkowski, Höttges, Weber; Schnellinger, Schulz, Beckenbauer; Haller, Emmerich, Held, Overath, Seeler.
Da notare come l’Inghilterra chiudesse il torneo nello stesso stadio, Wembley, dove aveva giocato tutte le partite. Haller segnò quasi subito, al 12º, ma il vantaggio tedesco durò solo sei minuti, in quanto Hurst pareggiò al 18°. La partita si svolse su un piano di sostanziale equilibrio finché al 78º Peters realizzò il gol del 2-1 che sembrava aver chiuso l’incontro. Su una contestata azione a palla ferma, Weber riuscì tuttavia a segnare il 2-2 quando ormai mancava un minuto alla fine.
Gli inglesi contestarono un fallo di mano del tedesco, ma Dienst convalidò. Al 101°, undici minuti dopo l’inizio dei tempi supplementari, Hurst lasciò partire un tiro che sbatté contro la faccia inferiore della traversa e rimbalzò sulla linea prima di tornare in campo. Le riprese televisive dimostrarono che la palla aveva battuto sulla linea e non aveva, come richiesto dal regolamento, superato completamente la linea di porta. Non sapendo cosa decidere, Dienst chiese il parere del assistente Tofik Bakhramov.
Il commentatore della BBC Kenneth Wolstenholme si premurò di far sapere che il guardalinee sovietico “parlava solo russo e turco” (lo scrittore inglese Jake Arnott, nel suo romanzo E lui ammazza i poliziotti del 2001, ambientato proprio durante i giorni della vittoria inglese ai Mondiali, scriverà, raccontando della telecronaca di Wolstenholme: “pochi popoli come quello inglese tengono in così poco conto il bilinguismo”, ragion per cui il dialogo con il direttore di gara poteva avvenire solo a gesti.
Inutili le proteste tedesche e l’attacco finale, che durò per tutto il secondo tempo supplementare: proprio allo scadere Hurst segnò il suo terzo gol personale e il quarto per l’Inghilterra, che vinse 4-2 e si laureò campione del mondo per la prima e ad oggi unica volta nella sua storia. Geoff Hurst è attualmente l’unico calciatore ad aver segnato tre gol in una finale di un Campionato del mondo.