In casa Inter è già tempo di qualche riflessione…e Inzaghi

Dopo la sconfitta nel Derby, in casa Inter si ragiona su come ritrovare la solidità dello scorso anno e su cosa l’abbia fatta sparire.

ISTANBUL, TURKEY - JUNE 10: Simone Inzaghi, Head Coach of FC Internazionale, looks on during the UEFA Champions League 2022/23 final match between FC Internazionale and Manchester City FC at Atatuerk Olympic Stadium on June 10, 2023 in Istanbul, Turkey. (Photo by Michael Regan - UEFA/UEFA via Getty Images)

La sconfitta nel Derby avvenuta domenica sera ha segnato la prima sconfitta stagionale per i campioni d’Italia in carica e il primo ko nella stracittadina dopo sei derby vinti consecutivi. Di per sé questo dato non rappresenta nulla di grave né di drammatico, dato che una regola generale del calcio e dello sport è che non si può sempre vincere. Ad indurre a qualche riflessione sono però altri dati sull’avvio di stagione dell’Inter. L’Inter oggi è a quota 8 punti in classifica, con una sconfitta, due pareggi e due vittorie, ben sette lunghezze in meno rispetto ai 15 punti che la beneamata aveva lo scorso anno dopo lo stesso numero di gare, una in meno dei 9 di due anni fa, stagione caratterizzata da un campionato deludente ma poi conclusa con una finale di Champions League e la vittoria della nona Coppa Italia e 5 in meno dei 13 punti della stagione 21/22, al primo anno di Inzaghi a Milano.

Risultato analogo se si analizzano i goal fatti, dove i 10 di quest’anno sono solo uno in meno degli 11 di due stagioni fa, ma sembrano pochi se confrontati con i 14 dello scorso anno, prendendo sempre come riferimento le prime cinque giornate e soprattutto se paragonati ai 18 del campionato 21/22. Quanto ai gol subiti, le 5 reti incassate fino ad ora sono impietose se confrontate con l’unico goal che l’Inter aveva subito lo scorso anno dopo 5 giornate, ma sono comunque gli stessi che la squadra aveva subito nel campionato 21/22 e tre in meno degli 8 di due anni fa. Fatta eccezione per quest’ultimo dato, questo inizio di campionato è, numeri alla mano, il peggiore dell’era Inzaghi.

Per quanto sia prematuro parlare di crisi, è evidente che i nerazzurri sembrano aver smarrito, almeno per il momento, quella costanza e continuità di risultati e di rendimento, che invece era stata il punto di forza sui cui si è costruito il trionfo dello scorso anno. Il primo aspetto che sembra rendere evidente tutto ciò è la diversità di approccio alle partite, che sembra cambiare da una gara all’altra. Se contro l’Atalanta alla terza giornata sembrava essere tornata l’Inter delle ultime annate, con la voglia di aggredire subito le partite e demolire l’avversario, come successo proprio contro i bergamaschi, dove il 1° tempo gli uomini di Inzaghi erano avanti per 3-0, o come contro il City dove la squadra ha giocato a testa alta contro uno dei club più forti al mondo mantenendo la concentrazione per 90 minuti, contro il Monza e il Milan e in parte anche contro il Lecce, si è vista un’Inter distratta, confusa e poco incisiva, frutto probabilmente di quell’eccesso di sicurezza e di quel pizzico di presunzione, anche inconscia, che spesso avvolge le squadre che vengono da una grande stagione. A ciò si aggiungono poi gli ostacoli di un campionato iniziato presto, in coda alle competizioni delle nazionali, con diversi giocatori ben lontani dalla piena condizione fisica, come Lautaro Martinez e Calhanoglu, di uomini fondamentali ma ancora sotto tono, come Pavard e Mkhitaryan e di riserve non all’altezza di rimpiazzare i titolari nelle occasioni che contano, come Frattesi e Asllani.

La presenza dei vertici della dirigenza, come Marotta, Baccin, Ausilio e Zanetti oggi ad Appiano Gentile, secondo quanto riferisce Sport Mediaset, non costituisce né un processo a giocatori e allenatore né un tentativo di allarmismo, ma per l’appunto un momento di riflessione e analisi sulle cause di questo inizio un po’ a singhiozzo, per ritrovare il giusto spirito e la giusta mentalità e riprendere la marcia già dalla prossima trasferta di Udine.