Venezia, tra rabbia e speranza:”Dobbiamo fare di più”

Il DS Antonelli predica unione e fiducia nonostante le difficoltà, mentre la sfida contro il Monza diventa cruciale per voltare pagina e riscattare i recenti passi falsi.

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“Com’è triste Venezia”. Per ora, i tifosi della squadra lagunare sono  costretti a dare ragione al titolo della canzone portata al successo da Charles Aznavour. Ma alla loro squadra chiedono di poter cantare al più presto un altro brano di giubilo, magari per festeggiare almeno l’affrancamento dalla coda della classifica per essere riusciti a prendere l’ascensore per qualche piano superiore. Il Venezia attende il Monza in una sfida delicatissima. Pohjanpalo e compagni hanno i musi comprensibilmente lunghi per il triplo flop con Roma, Hellas Verona e Atalanta. Ma vi è chi, avendo ormai conosciuto l’ambiente sin nelle più minime sfumature, ci scommette forte e dice: risorgeremo presto.

E’ il direttore sportivo Filippo Antonelli, da due anni a libro paga della società lagunare. Una prima ricetta , sottolinea, ha già tutti gli ingredienti a posto e lo sottolinea con forza. “Dentro la società – spiega a Tutto Venezia sport – fra squadra, allenatore e tutti c’è grande unione, per quella che  è la nostra battaglia di quest’anno, siamo una società da serie A, a prescindere dai risultati”. La rabbia e l’orgoglio. Ma, soprattutto, la volontà di fondere le due componenti in modo ottimale per cercare di perforare il muro della mancanza di vittorie.  Per lui, poi ,tornare a Monza sarà un’emozione come poche. Ne fu infatti direttore sportivo quando la squadra ancora navigava in serie D, era l’estate del 2015. “Tornarci dopo otto anni – garantisce- sarà emozionante, sono state fatte tante cose positive lì”. Poi torna a puntare i riflettori sul suo attuale datore di lavoro: “parlare di mercato è troppo presto- taglia corto quando gli si chiede se la società intenda al momento dotarsi di qualche pezzo aggiuntivo scacciacrisi – durante il mercato, se ci saranno delle correzioni, battaglierò per fare del mio meglio per intervenire se ci fosse da farlo, serve tempo”. E intanto, conclude, “società, mister e giocatori devono fare di più”.

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Cristiano Comelli

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